Si dichiara che tutto quanto è raccolto e contenuto in questa
pubblicazione non esige altra fede che la umana, quale suole darsi ad ogni
avvenimento storico.
Don Luigi Falcone, Parroco
Quasi nascosto in una
conca, circondato da lievi e verdi colli, a circa un chilometro di
distanza da Villa S. Stefano, diocesi di Ferentino (Frosinone), sorge il
Santuario della Madonna dello Spirito Santo, divenuto ora più grazioso ed
elegante, in seguito ai restauri recentemente eseguitivi, per volontà
testamentaria del compianto concittadino Card. Jorio Domenico. Il Santuario
trae la sua origine da una pubblica apparizione della Vergine SS.ma, che ben
presto ebbe larga celebrità non solamente " per le Città, Terre e Castelli
dello Stato Ecclesiastico, ma anche del vicino Regno di Napoli ".
PRIMA DELL'APPARIZIONE Sul posto, un tempo selvatico e cespuglioso, esisteva appena un
rudere di antica Cappelletta, che la gente chiamava " Cuona dello Spirito
Santo ", a ricordo, forse, di un dipinto sbiadito dalle intemperie
raffigurante la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. Spesso anime devote
solevano sostare in preghiera dinanzi a quelle vestigia, mosse da una religiosa
riverenza, che la fede degli avi aveva tramandata per naturale tradizione. E
così il 4 marzo 1721 il
Sacerdote Antonio Petrone della Terra di S. Stefano per vera ispirazione della
Madonna, come si narra, vi si recò per impetrare la guarigione di una lunga
malattia, ottenendone completo ed immediato esaudimento. Similmente il 10 aprile di
quell'anno l'allora Arciprete Gentili, tormentato da affezione cerebrale, si
portò a visitare la " diruta Cuona ", restandone pienamente appagato.
E' facile immaginare le folle dei fedeli che allora corsero sul posto; le voci
più strane che si diffusero un po' dovunque; le beffe dei riluttanti e dei
dubbiosi, che, come Tommaso, attendevano una testimonianza personale.
CLAMOROSO PRODIGIO II giorno seguente, 11 aprile, un povero cieco nato, ben
conosciuto da tutta la popolazione, tale Pietrangelo Filippi, condotto colà da
un'intima ed ineffabile speranza, si prostra a terra, prega insistentemente la
Vergine SS.ma ed ottiene il miracolo della vista. Tale clamoroso prodigio
dissipò le ombre dei diffidenti, scosse i tiepidi ed animò i più buoni. Ed il
popolo tutto, cantando le Litanie della Madonna, processionalmente, scende
commosso in quel sito, soffuso da un alone di mistero e diviene spettatore
dello straordinario avvenimento, che così viene descritto nel 1821 da Giacinto
Popolla, autore di un " Ragguaglio Storico " intorno alla Miracolosa
Immagine della Madonna dello Spirito Santo: " Nella facciata del consumato
muro di detta Cappelletta, esposta verso l'oriente, nella seconda Pasqua di
Resurrezione dell'anno 1721, che fu l'11 aprile, vi si dimostrò un'Immagine con
il Bambino nel braccio sinistro, pitta a fresco in un incavo di pietre
peperino, che sembrava di recente dipinta ".
FOLLE DI PELLEGRINI Da quel giorno memorando la " Terra di S. Stefano " vide
folle innumerevoli accorrere dinanzi alla prodigiosa immagine in un trasporto
di rinnovata fiducia e di incontenibile entusiasmo. Infermi, sofferenti,
bisognosi, increduli di ogni ceto e condizione, provenienti dalle Provincie di
Maremma, Campagna, Stato Pontifìcio e da molte città. Terre e Castelli del
vicino Regno di Napoli vi si recarono in devoto pellegrinaggio per impetrare
grazie e favori spirituali e temporali. La prova più evidente di tanta fiumana
di gente accorsa ai piedi della cara Immagine della Madonna ci viene offerta
dai numerosi prodigi rapidamente susseguitisi in quel luogo sacro, prodigi, che
un Notaio del tempo, tale Biagio Carlone, dietro regolari
testimonianze, volle raccogliere e collocare nell'Archivio pubblico della Terra
di S. Stefano.
GRAZIE E PRODIGI Non ci sembra inopportuno pertanto
riportarne in succinto la registrazione cronologica di detto Notaio,
limitandoci a far la citazione dei nomi degli intermi, della loro terra d'origine
e della specie di malattia che li rendeva afflitti e sofferenti. E' da notare
tuttavia che le varie guarigioni sono avvenute nella maggior parte dei casi
attraverso l'unzione dell'olio della Lampada praticata sulle parti del corpo
colpite dal male.
Ancor oggi esiste una particolare devozione
verso l'olio della Lampada della
Madonna.
Ecco dunque l'elencazione dei miracolati in
ordine cronologico, dopo la prima già sopra citata del cieco nato (11 aprile
1721) :
·
Cipolla Andrea fu Cesare da Vallecorsa, affetto da fistola uìcerina (18
aprile 1721);
·
Sacerdote Pietro Coione da Ceccano, travagliato da podagra (19 aprile
1721);
·
Galante Giuseppe da S. Stefano, inchiodato a letto da otto mesi per dolori
acutissimi (19 aprile 1721);
·
Palatta Maria Angela da Ceccano, immobilizzata per i nervi compressi (20
aprile 1721);
·
Fauttilli Paolina da Prossedi, ossessa da circa quarant'anni (20 aprile
1721);
·
Conti o Cionti Alberto da Sora, uscito illeso da tremenda caduta in un
dirupo mentre invocava Maria SS.ma dello Spirito Santo (21 aprile 1721);
·
Luzi Michelangelo da Giuliano, cieco da due anni (21 aprile 1721);
·
Ciolli Bernardo da Pofi con l'osso spezzato nella gamba destra (21 aprile
1721);
·
Tambucci Ignazio di Salvatore, impossibilitato a camminare;
·
Petacci Marco da Prossedi, impossibilitato a camminare;
·
Clemenzia moglie di Giovali Pietro Leo da S. Stefano, ossessa da 15 anni;
·
Reatini Elisabetta, parimenti ossessa;
·
Civè Giorgio da Vico, Diocesi di Alatri, affetto da vertigini;
·
Masocco Elisabetta da Giuliano, sofferente di gravi dolori; Tamburrini
Matteo da S. Lorenzo (ora Amaseno), travagliato da continui dolori e
immediatamente risanato;
·
Valerio Sebastiano da Pofi, D. Enrico Cuccio, Ciucci Innocenza ed Antonio
di Castro da Roccasecca, Diocesi di Terracina, Silvestre Giovambattista da
Roccasecca, tutti immobilizzati;
·
Pagiosso Flaminia di Castro, affetta da malìa (1 maggio 1721);
·
Del Bosco Anna di Giuseppe da Ceccano, colpita da gotta nella mano sinistra
(4 maggio 1721);
·
Trombetta Giovan-Carlo da Patrica, Diocesi di Ferentino, da tré anni
impedito nella vista (4 maggio 1721);
·
Tajocco Dorinda da Maenza, ossessa da 20 anni (7 maggio 1721);
·
Cricca Domenico di Giuseppe da Guarcino, impossibilitato a camminare (7
maggio 1721);
·
Canorro Marzia da Giuliano, sofferente di due mali (7 maggio 1721);
·
Colomba moglie di Giovan Maria Tornasse da Patrica, assalita da dolore
acuto (9 maggio 1721);
·
Catarina di Giuseppe Tornasse da Strangolagalli, ossessa (10 maggio 1721);
·
Benvenuto Livia Celesta da Frosinone, ridotta in fin di vita e
immediatamente risanata (11 maggio 1721);
·
Vincenza moglie di Angelo Salvatore dell'Arnara, impedita ad un braccio (11
maggio 1721);
·
Politi Maria da S. Stefano, sofferente in una mano;
·
Di Fabio Giovan Battista da Maenza, dalla coscia spezzata (11 maggio 1721);
·
Simone Marta da Vico, soggetta a continui svenimenti (13 maggio 1721);
·
Tornei Giacoma da Vico, sofferente di sciatica (13 maggio 1721);
·
Rossi Giuseppe da Vico, sofferente dello stesso male;
·
Canorro Marco da Giuliano, guarito da diversi mali (16 maggio 1721);
·
Vittoria moglie di Marco Ciccone da Itri, Diocesi di Gaeta, ossessa;
·
Faustinella Antonio da Sezze, gravemente offeso nel braccio destro;
·
Stella Maria da Vico, recante il figlio impedito;
·
Antonino Giovan'Antonio da Piperno, stremato da malattia mortale;
·
Antonia figlia del quondam Giacomo Bauco da Ripi, nata muta;
·
Francesco Bartolomei Martino di Cilenza, Diocesi di Volterara nel Regno di
Napoli, ferito mortalmente nella coscia;
·
Saccocci Appollonia da Itri, ossessa (28 maggio 1721);
·
Vittoria moglie di Angelo Fabricio, parimenti da Itri, ossessa;
·
Canonico D. Paolo Paolini da Veroli, affetto da podagra;
·
Cipriani Alessandro da Gavignano, Diocesi di Anagni;
·
Palombo Francesco da Sezze, sofferente di reni da 15 anni;
·
Petrucci Domenico da Lenola, Diocesi di Fondi nel Regno di Napoli,
costretto ad usare le stampelle da anni;
·
Milanese Tommaso di Pietro da Piperno, impedito a camminare;
·
Marcellini Chiara da Piperno, travagliata da febbre terzana continua (9
giugno 1721);
·
Di Carlo Paolo da Piperno, giudicato inguaribile;
·
Magni Francesco da S. Lorenzo (oggi Amaseno), affetto da scaranzia;
·
Maddalena di Lidano Cascone da Sezze, giudicata inguaribile;
·
Petrucci Daria da Pastena, Diocesi di Fondi, tormentata da febbre continua;
·
Monti Pietro di Notar'Antonio da Sonnino, colpito da febbre terzana;
·
Tomasoni Giov. Battista da Alatri, investito da un cane arrabbiato;
·
Rossi Bernardino da Guarcino, allettato per febbre continua;
·
Anna moglie di Antonia Polidoro da Trivigliano, priva della vista;
·
Francesco Carlo Mario da Alatri, giudicato inguaribile;
·
Petrillo Nicola da Giuliano, in preda a fastidi dolorosissimi;
·
Baccario Francesco da Roccagorga, Diocesi di Terracina, storpio e gobbo;
·
Leo Fra Gaetano da Pettorano, Diocesi di Sulmona, sofferente di coliche e
di calcoli da 3 anni;
·
Signora Teresa moglie del Sig. Galante Angelo da Sonnino, che a causa di un
foruncolo porcino ebbe gonfia la mano, il braccio e la testa;
·
Della Valle Giov. Battista, sofferente nel ginocchio sinistro;
·
Malatesta Francescantonio da Gaeta, molestato da dolori dell'addome da
dieci anni e ridotto in pietosissime condizioni;
·
D. Ubaldo Picciotti, Arciprete di Pisterzo, avente una carnosità nel viso;
·
Santojanni Erasmo da Itri, affetto da calcoli;
·
Grosso Domenico da Lenola, giudicato inguaribile;
·
Rosaro Antonia, pure da Lenola, giudicata inguaribile;
·
Procolo Fiorentino da Fallano, tormentato da acuti dolori;
·
Lauri Francesca da S. Lorenzo, da tré anni priva della vista;
·
Lucci Ferdinando da Terracina, che a stento poteva muoversi per lancinanti
dolori nelle braccia e nelle ginocchia;
·
Galluzzi Liberatore da Ceccano, impiagato in ambedue le braccia;
·
Di Giorgio Laura da Piperno, priva della vista;
·
Saporiti Giovanna da Piperno, giudicata inguaribile;
·
Libertini Archelao da Cori, tormentato da dolori renali;
·
Silena Angelo da Roccasecca, colpito a bastonate nella testa e nel braccio,
tanto da perdere la parola e da avere il braccio rotto;
·
Signor Carlo Giuseppe Bonifazio Spoletino, molestato da febbre e mal di
testa;
·
Antonio Padovano da Villa di Valle, Diocesi di Piscina nel Regno di Napoli
(Abruzzo), privo della vista ad un occhio;
·
Di Francesco Bartolomeo da Pietra Camela (Aquila) dalla spalla slogata;
·
Goccio Antonia di Silvestre da Arnara, Diocesi di Veroli, rimasta senza
favella in seguito a colpo apoplettico;
·
Macci Giov. Battista da Piperno, privo dei sensi per vari giorni;
·
Colajanni Giacomo da Piperno, colpito da infezione gravissima;
·
Mancini Domenico da Monte S. Giovanni, Diocesi di Veroli, soggetto a
continua apoplessia;
·
Baratta Domenica da Piperno, stremata dalle continue febbri;
·
Lucatelli Giuseppe da Piperno, dolorante per cancrena;
·
Tombolelli Parmigiano Antonio, cieco e suo figlio sordo;
·
Angelo Paolo Valentini di mesi, sofferente di infai figlioli;
·
II Rev. D. Giuseppe Bianchi, Arciprete di Vici tormentato da sciatica;
·
Signora Anna moglie dei Notar Giuseppe Cicceleli da Balsorano, Diocesi di
Sulmona in pericolo di vita;
·
Capevano Andrea da Piperno, avvelenato dal morso di una vipera;
·
II Rev. Arciprete Giordani da Gavignano, sofferente di calcoli;
·
Giordani Vittoria con una fìstola all'occhio;
·
Pistoiese Domenica da Pisterzo, paralizzata in un mano;
·
De Santis Fabrizio da S. Felice, sofferente nelle gambe e nelle orecchie;
·
Monti Rosa, moglie del medico di Piperno, in pericolo di vita;
·
Vittoria figlia di Marsilia della Città di Modena Maddalena Fedele sua zia,
ambedue ebree convertite: la Vittoria, sorda e muta dalla nascita, ottiene la
favella e l'udito;
·
Trombetta Giovan-Carlo, alfiere, da Patrica, dolorante in una spalla che
non poteva muovere;
·
Rosaria moglie di Domenico Petrone da Pistera abitante in Sonnino,
giudicata inguaribile;
·
Salvati Camillo da Norma, Diocesi di Velletri, che ricupera la vista
perduta.
E' certo che altri miracoli furono
registrati dal Notaio di quell'epoca, Biagio Carlone, ed altri ancora finirono
operati di natura prettamente spirituale che nessun riuscì mai a conoscere,
perché nascosti nell'intimità della propria anima. Ci è motivo di conforto
tuttavia l'aver conservati quelli sopra elencati, che in massima parte si
verificarono dinanzi non solo ai testimoni autorizzati, ma di fronte a numeroso
popolo presente
INCORONAZIONE A circa cento anni di distanza dall'apparizione della
Madonna, ed esattamente il 9 settembre 1821, il Capitolo,
unitamente ai Magistrati dell'epoca provvide alla solenne incoronazione
dell'Immagine e il Sommo Pontefice Pio VII si degnò di concedere in perpetuo
l'altare privilegiato, di cui è incisa la memoria sul marmo, a lato del
Vangelo. Un secolo dopo, nel 1921, non essendo affatto diminuito il fervore di
devozione verso la Madonna, si rinnovò un'eguale cerimonia con l'imposizione di
una nuova corona d'oro, che, a ricordo dei più anziani, segnò un avvenimento
dei più gloriosi nella storia del Santuario. Presenziò lo stesso Vescovo
Diocesano Mons. Domenico Bianconi.
FURTO SACRILEGO Ma un
episodio quanto mai doloroso ed inaspettato venne un giorno a turbare la pace e
la vita religiosa dell'intera popolazione. Si era al 16 agosto 1938. In paese si celebrava nella più schietta letizia
la festa del Patrono S. Rocco. D'un tratto, mentre i fedeli assiepavano la
Chiesa Parrocchiale, assistendo alla S. Messa solenne, il cielo, prima azzurro
splendido, si copre di dense nubi e un tuono fragoroso rimbomba nella valle
quasi gridasse un allarme e un triste presagio. Di lì a poco il cielo si
rasserena e si ha modo di svolgere la tradizionale e grandiosa processione del
Patrono. Ma ecco improvvisamente giungere le prime incredibili grida: hanno
rubato alla Madonna! hanno portato via la corona, c'è chi ha visto fuggire a
distanza degli ignoti bendati!... ". Un'insolita agitazione si diffonde
nel popolo, un'inquietudine strana e manifesta, un senso di panico, cui seguono
parole di biasimo e di indignazione. E, mentre la incresciosa notizia diviene
sempre più certa, le Autorità Civili, Ecclesiastiche e Militari, senza
frapporre indugi, scendono verso il Santuario per le indagini del caso.
L'altare appariva manomesso, l'affresco della Madonna sfregiato in più parti e
tutt'intorno disordine desolante. Mani sacrileghe avevano furiosamente
perpretato l'orribile furto. Da quel momento fu un continuo accorrere di popolo
lungo la strada del Santuario. S'odono grida di sorpresa, fremiti di accentuata
indignazione, ansia di riparazione. In breve tempo si formò fra tutti una
meravigliosa gara di generosità, con a capo il Rev.mo Arciprete Mons. Amasio Bonomi. Si
raccolsero così i fondi necessari per rioffrire alla Vergine un'altra corona
d'oro più ricca e più bella. E perché la riparazione dell'oltraggio divenisse
più grandiosa si rinnovò la cerimonia dell'incoronazione con quella
indimenticabile festa del 21 settembre dello stesso anno, alla quale ebbe a
presiedere, insieme al Vescovo Diocesano Mons. Fontana, lo stesso illustre
concittadino Card. Domenico Jorio.
IMMUTATO FERVORE Sono
trascorsi ormai 238 anni dalla celebre apparizione della Madonna nella
Terra di Villa S. Stefano. Molte cose sono cambiate per l'inarrestabile corso
delle vicende umane. Tanti e diversi avvenimenti si sono susseguiti nello
spazio di oltre due secoli. Il Santuario di Villa S. Stefano non ha certamente
la vasta risonanza di un tempo, perché l'eco della sua grandezza è stato
affievolito dal sorgere di nuovi Santuari, legati a particolari circostanze
d'ambiente e di posizione.
Ma è pur sempre innegabile
che la storia di tale Santuario ha i suoi singolari trionfi e le sue non comuni
meraviglie. Ed è per questo che, nonostante la mancata affluenza di pellegrini
stranieri, la miracolosa Immagine della Madonna dello Spirito Santo costituisce
per gli abitanti di Villa S. Stefano una ricchezza d'inestimabile pregio, un
patrimonio intimamente caro, un centro di luminosa attrazione, che continua a
chiamare a sé, in ogni stagione, tutte le anime in cerca di protezione e di
conforto. Oggi si può accedere al caro Santuario attraverso una suggestiva
strada, che recentemente è stata resa carrozzabile per la solerte opera
dell'attuale Amministrazione Comunale. Ed è così che, divenuto più agevole il
percorso, il buon popolo di Villa continuerà, meglio che nel passato, a dare le
sue manifestazioni di amore verso la gran Madre di Dio.
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